La presenza di militari nella Resistenza è ben documentata e ne rappresenta una pagina molto significativa, soprattutto nelle formazioni partigiane del Nord. E illustra bene la questione di come considerare la lotta partigiana nei confronti dello scontro bellico tra eserciti, su entrambi i lati della barricata. Infatti, se i nazifascisti considerarono i resistenti dei civili ribelli armati, privi di qualsiasi guarentigia militare e gli stessi Alleati li guardarono sempre con una certa diffidenza, pur riconoscendone l’utilità, lo stesso mondo partigiano ci tenne, in generale, a rimarcare la propria differenza da un normale esercito. Il Corpo Volontari per la Libertà (nome ufficiale dell’”esercito” resistenziale, mentre la guida politica apparteneva al CLN, Comitato di Liberazione Nazionale) si vedeva come un’organizzazione certamente armata, ma tenuta insieme da ideali e programmi miranti ad una ricostruzione democratica e progressista del Paese, insomma, un vero e proprio esercito di liberazione, lontano dalla ritualità gerarchica di fatto fine a se stessa tipica delle tradizionali forze armate. Tra le formazioni partigiane non mancarono quelle a vocazione più militaresca, ma questo atteggiamento, quando c’era, aveva più a che fare con un’esigenza contingente di efficienza, compattezza e disciplina dei comportamenti, che con la finalità della formazione stessa. La presenza diffusa dei commissari politici ne è una testimonianza palese. La brigata partigiana Stella Rossa è vissuta un po’ sul crinale di questa impostazione, con il comandante Lupo attirato da una scelta prevalentemente accentrata e militare ed un’articolazione interna maggiormente aperta. Un episodio apparentemente marginale dell’esperienza di Riccardo Lolli, rappresenta bene un riflesso di questa dialettica. Per una serie di circostanze si trovò a decidere della vita di un militare tedesco catturato, in un momento molto delicato dell’attività partigiana. Ricevuto l’ordine di eliminare il prigioniero, decise autonomamente di lasciarlo andare, considerandolo una brava persona. La scelta etica di contro alla pur necessaria obbedienza gerarchica. Un di più e di diverso che sa di libertà.