Il “Vecchio” Umberto Crisalidi fu il primo e il più duraturo dei commissari politici che operarono nella brigata partigiana Stella Rossa (altri furono Aldo Ognibene, Ferruccio Magnani e Agostino Ottani). Riconobbe sempre la necessità che, accanto all’azione guerrigliera, fosse necessaria anche un’attività “educativa” per i giovani che accorrevano per l’arruolamento partigiano. La scarsa alfabetizzazione generalizzata, la lunga assuefazione all’ammaestramento propagandistico e autoritario fascista, le dure condizioni di vita indotte dalla guerra e dalla scelta ribellistica, obbligavano a riflettere sulle condizioni politiche e sociali del momento, rivolgendosi alle ragioni e alle motivazioni profonde della lotta intrapresa, per essere pronti a diventare protagonisti attivi dell’Italia del dopoguerra. E ci voleva qualcuno che avesse capacità e cultura adeguate per questo delicato lavoro.Le sue convinzioni, peraltro, non coincidevano sempre con quelle del comandante “Lupo”.Quest’ultimo, infatti, orgogliosissimo e assai accentratore nella conduzione della brigata, diffidava del profilo del commissario politico, ritenendola una figura che tendeva a introdurre elementi di discordia e di divisione nella compagine, rendendola meno efficace in quello che per lui era il suo compito esclusivo, la conduzione delle attività di guerriglia.La brigata, nata al di fuori delle iniziative dei partiti del CLN, per Musolesi si doveva mantenere autonoma dalle spinte di parte e non pochi e non indifferenti furono i contrasti con il comando bolognese (CUMER). Non voleva commissari politici nella sua brigata e voleva essere molto autonomo nelle scelte operative. Umberto Crisalidi cercò di mediare con queste posizioni del comandante, ponendosi come un interlocutore affidabile per tutte le parti, anche in virtù di una storia antifascista lunga e cristallina. Fu l’ultimo commissario politico della brigata, l’unico che nessuno mise mai in discussione. Ormai cinquantaduenne, con la numerosa famiglia a casa (e un figlio perso in guerra), passò le ultime settimane del settembre 1944 alla macchia e non si fece travolgere dalla violenza del rastrellamento del 29 settembre e dalla precoce perdita del comandante, portando in salvo partigiani e donne sbandate.Ancora oggi la “Disperata” è per molti sinonimo di libertà e di lotta per una società più eguale e più giusta.A Umberto Crisalidi è stata intitolata una strada a Vado.